Step Trench B

La sequenza dell’insediamento preistorico e protostorico – Dal VII al IV millennio a.C.

Nella trincea di scavo sul declivio meridionale del sito è documentata una lunghissima e ininterrotta sequenza occupazionale, dal VII al IV millennio a.C., che permette di indagare nella piana di Erbil il passaggio fondamentale dalle comunità di villaggi agricoli del Neolitico alle prime strutture urbane della Mesopotamia settentrionale. I livelli più antichi raggiunti risalgono all’epoca di Halaf (fine VII-VI millennio a.C.), quando si assiste nella piana di Erbil ad un progressivo sviluppo demografico con comunità di agricoltori e allevatori che sfruttano la rete di corsi d’acqua. È questo un periodo di intensi contatti che determinano la diffusione di elementi culturali simili, dalla ceramica dipinta alle abitazioni circolari, su un territorio amplissimo, che va dall’ Anatolia alla Siria e Mesopotamia Settentrionale. Ad Helawa il villaggio non doveva superare i 2-3 ettari e nella trincea sono stati riportate alla luce più fasi con strutture in argilla compattata (pisé) o costruite con mattoni di forma ovoidale, associate a focolari e forni per la cottura del cibo e ad una piattaforma di ciottoli. La ceramica di questo periodo (Halaf Tardo) presenta una decorazione dipinta policroma a motivi geometrici e le forme più ricorrenti sono le piccole olle e le coppe a pareti svasate, o le giare.

Area C

Il villaggio del VI millennio a.C. – le fasi Halaf e Ubaid (Helawa II-III) 

Sul versante sud-orientale della collinetta artificiale di Helawa, appena sotto la superficie, sono emersi i resti delle più antiche fasi di occupazione del sito, la cui sequenza cronologica è stata definita grazie agli scavi della Trincea Stratigrafica B. L’insediamento del periodo tardo Halaf (5500-5300 a.C.) è stato indagato su una estensione ancora ridotta (10 × 5 m) e si caratterizza per la presenza di diverse strutture circolari, le cosiddette tholoi costruite in pisé (argilla pressata in cassaforma), di diametro variabile tra uno e quattro metri, associate a focolari, fornetti e istallazioni di vario tipo. Si tratta di un contesto senz’altro abitativo situato ai limiti meridionali del villaggio preistorico, sulle sponde del fiume nella cui ansa si erano stabiliti i primi abitanti durante il Neolitico. 

Queste fasi sono caratterizzate dalla presenza della tipica ceramica dipinta Halaf, che si distingue per le forme delle scodelle con profilo arrotondato e delle olle globulari a orlo svasato, solitamente prodotte con argille di impasto molto depurato dal colore rosa. Le decorazioni dipinte, di colore rosso, bruno o nero, si ritrovano sia sulle superfici interne che esterne dei vasi e hanno motivi geometrici e naturalistici. Questa produzione si ritrova in tutta la Mesopotamia settentrionale, con confronti diretti in alcuni siti nell’area di Mosul, come Tepe Gawra e Tell Arpachiyah.   

Nel periodo successivo, si assiste ad un completo cambiamento nell’organizzazione dell’insediamento, con la comparsa di edifici domestici di pianta rettangolare più complessa, costruiti in mattoni crudi. Uno di questi, assai ben conservato, è stato riportato alla luce nell’Area C: era costituito da piccole stanze quadrangolari e da ambienti rettangolari maggiori, ed è databile alla fine del VI millennio a.C. (periodo di Ubaid). Nei vani si trovavano installazioni di vario genere e nei riempimenti al di sopra dei pavimenti sono stati recuperati numerosi strumenti in selce, pestelli e utensili in pietra, oggetti in terracotta, e i caratteristici ‘proiettili da fionda’ in argilla. Questi ultimi sono conosciuti con questo nome perché inizialmente interpretati come strumenti da offesa. Tuttavia, grazie al fatto che vengono spesso rinvenuti in associazione a installazioni da fuoco, si pensa che fossero usati anche come collettori di calore.   

La ceramica di questo periodo si distingue per il tipico impasto verde-grigio con decorazioni dipinte nere a motivi geometrici: bande orizzontali e ondulate, festoni, triangoli campiti. L’orizzonte Ubaid di Helawa trova confronti puntuali in tutta l’area ad est del Tigri, in particolare con contesti limitrofi nella piana di Erbil e nella piana di Mosul, e più in generale con la cultura materiale di Ubaid documentata in un’areale molto ampio che si estende dall’altopiano iranico al Mar Mediterraneo e dal Golfo Persico-Arabico alla penisola Anatolica, nell’area che può essere definita a partire da questa fase come “Grande Mesopotamia”. 

La scoperta del villaggio preistorico è di grande interesse per la ricostruzione del periodo cruciale in cui si sviluppano le comunità di agricoltori e allevatori nella Mesopotamia settentrionale. La sequenza stratigrafica rinvenuta nell’Area C di Helawa permette, per la prima volta nella piana di Erbil, di definire le due fasi di occupazione in modo estensivo e di indagare i cambiamenti nella cultura materiale e nell’organizzazione socio-economica delle comunità preistoriche in prospettiva diacronica sul lungo periodo. 

Area B1

L’edificio bruciato sulla sommità del sito – un edificio amministrativo degli inizi del IV millennio a.C. (Helawa IVB-C)

Sulla sommità della collina artificiale, l’allargamento della trincea stratigrafica nell’Area B ha permesso di indagare in estensione l’ultima fase occupazionale del Tardo Calcolitico di Helawa. Lo scavo ha riportato alla luce un edificio di forma tripartita, composto da un vano centrale rettangolare e due ali laterali di ambienti, posizionato ai margini meridionali del sito nella zona sopraelevata mediante terrazzamenti realizzati alla fine del TC 2 sui livelli delle fasi precedenti.  La struttura venne distrutta da un incendio come testimoniano gli spessi strati di cenere nel crollo delle strutture in mattoni crudi. I muri si conservano per un alzato massimo di un metro e mezzo ed erano spessi 60 cm, costruiti con filari di mattoni rettangolari.  

L’edificio tripartito copre una superficie di oltre 100 m2 ed è orientato nord-ovest/sud-est.  

L’ala meridionale è formata da tre ambienti di cui quello più occidentale suddiviso internamente, provvisti di banchette e istallazioni da fuoco. La sala centrale, a cui si accedeva da passaggi trasversali, aveva un focolare nella parte orientale e due spazi ricavati sul lato breve orientale mediante dei sottili tramezzi addossati al muro di fondo. L’ala settentrionale dell’edificio, ad eccezione dell’ambiente nord-orientale, un vano quadrangolare provvisto di focolare, è stata fortemente danneggiata dalla costruzione di un edificio del II millennio a.C. e da una serie di sepolture della stessa fase.  

Questa tipologia architettonica tripartita è molto diffusa in siti della Mesopotamia settentrionale e della Gezira siro-irachena (Tell Brak, Hamoukar, Grai Resh, Gawra, Qalinj Agha) ed i materiali rinvenuti al suo interno suggeriscono una funzione di tipo amministrativo-economico. 

Nell’ambiente quadrangolare posto nell’angolo sud-est sono stati infatti rinvenuti numerosi oggetti, tra cui una serie di cretulae provviste di impronte di sigilli a stampo. Si trattava dunque di un magazzino nel quale venivano stoccati prodotti entro vari tipi di contenitori (vasi, sacchi, ceste) chiusi e sigillati mediante le cretulae, secondo un sistema gestito in modalità controllata e verosimilmente centralizzata. Insieme ad una ventina di sigillature, il materiale recuperato nel vano include diversi strumenti in pietra, lame di selce e ossidiana, un nucleo di ossidiana per la manifattura delle lame, che indica una lavorazione in loco del vetro vulcanico importato dall’Anatolia orientale, fusaiole e una tessera romboidale in calcite.  

Altre sigillature sono state rinvenute nella sala centrale e sparse nella più rovinata ala settentrionale, assieme ad un frammento di sigillo a stampo in steatite, indicando che le attività collegate alla redistribuzione non erano limitate al solo ambiente-magazzino.  

I sigilli utilizzati erano di forma circolare o lenticolare, con raffigurazioni di quadrupedi in composizioni variate, motivi vegetali schematici, elementi geometrici. La glittica di Helawa è molto simile a quella del periodo VIII di Tepe Gawra ma trova confronti anche ad Hamoukar, in Siria nord-orientale e Hacinebi in Turchia sud-orientale. Si tratta di una scoperta di grande importanza, perché sono ancora pochissimi i siti Tardo Calcolitici della Mesopotamia settentrionale da cui provengono cretulae. 

Area A

Una residenza del Bronzo Tardo sulla sommità del sito (Halawa VI)

Gli scavi effettuati nella parte più alta della collinetta artificiale hanno permesso di individuare un grande edificio databile al Bronzo Tardo iniziale, costruito attorno al 1600 a.C. dopo quasi due millenni di abbandono del sito. Di questa struttura sono stati scavati due settori: uno si compone di quattro ambienti, delimitati da muri in mattoni crudi, e l’altro comprende un’ampia corte aperta, pavimentata in terra battuta, che ospitava installazioni artigianali e per il drenaggio delle acque, oltre a forni per la cottura del cibo. L’edificio, forse la residenza di un personaggio di rango elevato, ha almeno tre fasi di utilizzo ed è stata costruita asportando parte dei livelli del Tardo Calcolitico. Dispersa nei livelli sopra i pavimenti una grande quantità di ceramica testimonia il repertorio vascolare tipico del periodo in Mesopotamia settentrionale. Sono stati ricostruiti diversi vasi, tra cui una bottiglia a corpo globulare e stretto collo, un calice con imboccatura svasata, un grande bacino decorato con motivi ondulati incisi e diversi elementi cilindrici, noti in letteratura con il nome di “piecrust pot-stand”. Questi ultimi sono caratterizzati da un orlo espanso e una base pizzicata a mano a formare una sorta di corolla e sono stati interpretati come dei sostegni per vasi o ceste, ma senz’altro avevano anche una funzione diversa, dal momento che sono stati trovati posizionati in connessione a formare condutture per il flusso dell’acqua o per la circolazione dell’aria all’interno di edifici domestici. Il repertorio ceramico di questo contesto trova confronti con i materiali dai siti limitrofi (Kurd Qaburstan), da Yorgan Tepe/ Nuzi, e dai siti dell’area del Medio Tigri (Bassetki, Kemune, Nemrik). 

Tre sepolture, una di adulto e due di sub-adulti, sono state individuate al di sotto dei piani pavimentali dell’edificio residenziale.  

Oltre al tradizionale corredo costituito da bicchieri in ceramica di fine fattura e spilloni in osso, il corpo di una donna di circa 35 anni era adornato da due coppie di orecchini semilunati in argento e da una collana con perle in pasta vitrea, corniola, agata e lapislazzuli. La ricchezza di questo corredo indica una posizione sociale piuttosto elevata della defunta. L’insediamento della metà del II millennio a.C. si caratterizzava dunque per una certa diversificazione interna e doveva avere un ruolo piuttosto rilevante nel contesto socio-economico della regione della piana di Erbil. 

Area D

Un complesso produttivo e residenziale della metà del II millennio a.C.

Questo settore di scavo è stato aperto sulla sommità di una zona rilevata a nord-est della collinetta principale. L’ultima fase di occupazione di periodo antico riportata alla luce è relativa strutture domestiche e ad un ampio edificio a carattere produttivo, con magazzini e forni per la cottura del cibo, databili alla metà del II millennio a.C., con più fasi edilizie e ristrutturazioni. Si tratta di una scoperta importante perché il momento di passaggio tra il Bronzo Medio e il Bronzo Tardo nella Mesopotamia settentrionale è documentato in pochissimi siti. L’edificio indagato più in estensione presenta una serie di ambienti delimitati da un muro curvilineo con pavimentazioni in terra battuta e una serie di tre forni circolari, uno dei quali era stato dismesso e sigillato prima dell’abbandono della struttura. Le pavimentazioni erano fornite di canalette, rivestite con ciottoli e frammenti di vasi reimpiegati, utili a far defluire l’acqua all’esterno.

La ceramica di questo periodo è prevalentemente acroma, con impasti che variano dal beige al rosa chiaro, con ciotole carenate, bacini e giare a orlo sagomato. Accanto alla ceramica comune sono attestate in percentuali ridotte sia la ceramica grigia che la ceramica dipinta detta “tardo Khabur”, entrambe caratteristiche della Mesopotamia settentrionale e della Gezira siro-irachena. Lo studio dei riempimenti delle installazioni da cucina e degli strati che coprivano i pavimenti ha fornito interessanti dati sul materiale da combustione e sulle specie vegetali sfruttate per l’alimentazione in quest’epoca, tra le quali domina ancora l’orzo accanto al farro e ad altri cereali. Le faune identificate nei livelli di questo periodo sono prevalentemente relative a specie domestiche (caprovini, bovini e maiale), ma sono presenti alcuni resti di gazzella e di lepre. Al di sotto delle strutture del Bronzo Tardo iniziale uno spesso strato di accumulo con materiali del Tardo Calcolitico 3 testimonia il lungo abbandono del sito tra il IV millennio e la metà del II millennio a.C., confermando la sequenza occupazionale ricostruita attraverso i materiali raccolti in superficie durante la survey.