ArCOA – Archivi e Collezioni dell’Oriente Antico
ArCOA è un progetto per lo studio, la valorizzazione e la comunicazione delle collezioni museali e gli archivi storici sul Vicino Oriente antico presenti in Lombardia e in Italia. ArCOA è una collaborazione dell’Università degli Studi di Milano e dell’Istituto di Scienze per il Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche, con un team interdisciplinare composto da archeologi, assiriologi, curatori museali, mediatori culturali e esperti di tecnologie applicate ai beni culturali, con il coordinamento scientifico di Luca Peyronel e Tatiana Pedrazzi. ArCOA collabora con diversi musei, istituzioni pubbliche e università, tra cui il Museo Archeologico di Como, il Museo Civico Archeologico di Milano, il Dipartimento di Studi Storici dell’Università degli Studi di Torino e il Museo di Antichità dei Musei Reali di Torino per diffondere la conoscenza delle culture antiche del Vicino Oriente. Tra le varie attività, la costruzione di un archivio informatico on-line open-access dei reperti, fruibile attraverso un sito web dedicato per la comunicazione al pubblico, la riproduzione 3-D dei reperti delle collezioni, interventi di partecipazione e di inclusione sociale sulle collezioni e gli archivi.
Obiettivi e Metodologie
Tre sono gli obiettivi principali del progetto ArCOA: il primo è la mappatura delle collezioni di reperti provenienti dal Vicino Oriente conservate nei musei italiani e in istituzioni pubbliche e private accessibili. Questo obiettivo viene raggiunto tramite un database digitale dedicato, che consente di catalogare e rendere consultabili queste collezioni in un archivio unificato. Le collezioni incluse rispettano criteri specifici: sono conservate in Italia, soggette alla legislazione nazionale e appartengono a musei o istituzioni pubbliche; sono considerate anche collezioni private, purché accessibili per la ricerca scientifica e il pubblico. Una particolare attenzione è riservata alle collezioni di proprietà ecclesiastica, soprattutto quelle della Chiesa Cattolica, tutelate dallo Stato ma soggette ad accordi con il Ministero della Cultura (MiC) e la Conferenza Episcopale Italiana (CEI). Fondamentale criterio di selezione è che i reperti acquisiti dopo gli anni ’80 vengano inclusi solo se è possibile tracciarne la provenienza da collezioni legalmente dichiarate.
Il secondo obiettivo è promuovere la consapevolezza del patrimonio culturale del Vicino Oriente presso il grande pubblico, attraverso la comunicazione di storie legate ai reperti, alle collezioni e ai personaggi coinvolti nell’acquisizione degli oggetti, oltre che i movimenti e i contesti di provenienza dei reperti nei Paesi d’origine. A questo scopo, nel 2024 è stato lanciato il sito web ArCOA, con un’interfaccia intuitiva basata su principi di storytelling. Il sito offre contenuti testuali, modelli 3D dei reperti e una piattaforma web-GIS che permetterà di esplorare interattivamente le collezioni presenti in Italia e i siti archeologici di origine nel Vicino Oriente.
Il terzo obiettivo è costruire una rete di collaborazione tra ricercatori, istituzioni e associazioni interessate alla divulgazione e valorizzazione delle collezioni. Questo network favorisce attività di coinvolgimento pubblico e di partecipazione inclusiva, promuovendo la conoscenza del patrimonio culturale del Vicino Oriente. Il progetto ha anche importanti ricadute nell’ambito della formazione universitaria, offrendo agli studenti l’opportunità di partecipare alla realizzazione del database, all’analisi dei reperti e a iniziative di valorizzazione culturale tramite attività di storytelling e comunicazione multimediale.
Le collezioni del Vicino Oriente Antico in Italia
Il censimento ArCOA ha individuato 50 luoghi di conservazione di reperti archeologici in Italia, situati in 33 città e variegati per tipologia di gestione (statale, regionale, municipale, universitaria, fondazioni, collezioni private ed ecclesiastiche). La maggior parte di essi è situata nelle regioni del centro-nord, ma non mancano collezioni anche in Abruzzo (Tagliacozzo), Lazio (Roma), Campania (Napoli) e Sicilia (Messina e Palermo).
A differenza di quelle assemblate dalle grandi istituzioni europee e americane nel corso dell’800 e del ’900, le raccolte di reperti conservate in Italia sono più piccole, ma diffuse in maniera più capillare sul territorio, a causa delle modalità del tutto particolari che hanno condotto alla loro formazione. La limitata attività archeologica in Mesopotamia prima della Seconda Guerra Mondiale (con l’eccezione della spedizione del Museo di Firenze del 1933 a Qasr Shemamok) fece sì che l’Italia non accumulasse grandi collezioni come altri paesi europei. Tuttavia, manufatti mesopotamici giunsero in Italia tramite donazioni e il mercato antiquario dell’epoca, con apporti decisivo da parte di viaggiatori e privati collezionisti che testimoniano l’intensa serie di contatti tra le terre del Vicino Oriente e la penisola italiana già dalla metà dell’800. Inoltre, le istituzioni religiose raccolsero reperti legati ai territori biblici, mentre nel ’900 università e musei specializzati, come il MIC di Faenza, assemblarono collezioni a scopo didattico o per l’esposizione di precise classi materiali, attraverso scambi e donazioni. A oggi, le più cospicue collezioni italiane sono conservate presso i Musei Reali di Torino e il Museo Archeologico Nazionale di Firenze.
In generale, le collezioni consistono principalmente in tavolette cuneiformi, sigilli, figurine in terracotta, ceramiche e rilievi neo-assiri, ma non mancano strumenti in pietra, metallo e terracotta, gioielli e qualche sarcofago.
Le collezioni lombarde
Primi partner delle attività di ricerca ArCOA sono stati alcuni prestigiosi musei della Lombardia: per primo il Civico Museo “Paolo Giovio” di Como, protagonista del progetto pilota che aprì le attività; a seguire, il Civico Museo “Carlo Verri” di Biassono e il Civico Museo Archeologico di Milano. Oltre a questi, nella regione sono stati individuati altri otto musei che custodiscono collezioni di interesse per la ricerca: il Museo di Storia Naturale, il Museo della Scienza e della Tecnica e i Musei della Pinacoteca di Brera e dell’Università Cattolica, a Milano; i Civici Musei e il Museo dell’Università di Pavia; il Museo Collezioni Antiche (MACA) di Mantova; il Museo Civico di Crema.
Particolarmente esemplari le vicende legate alla collezione del Museo di Como. Gran parte dei reperti esposti (e la totalità di quelli provenienti dal Vicino Oriente) appartengono a una ex-collezione privata donata al museo a inizio ’900: la Collezione Garovaglio. Questa venne assemblata nel corso della seconda metà dell’800 dall’intellettuale-viaggiatore Alfonso Garovaglio, Egli, nel corso di due viaggi in Egitto e Palestina (1869) e Anatolia, Siria e Mesopotamia (1886-87), acquistò una notevole quantità di reperti antichi sul mercato antiquario, integrando poi quanto acquistato con alcuni doni ricevuti nel corso degli anni. Oltre ai reperti archeologici, il museo conserva il suo archivio, di cui fanno parte alcuni straordinari taccuini di viaggio, con disegni a mano libera realizzati dal Garovaglio stesso.
La grande importanza delle attività di comunicazione di ArCOA in questo caso è amplificata dal lungo periodo di chiusura che il Museo “Paolo Giovio” sta attraversando in questi anni: grazie al sito web, al database online e alle attività divulgative di ArCOA, la collezione di reperti vicino orientali qui custodita risulta comunque fruibile al pubblico.