Kültepe, l’antica Kanesh/Nesha
Il sito di Kültepe, in Cappadocia nella Provincia di Kayseri, corrisponde all’antica città di Kanesh/Nesha.
L’insediamento si divide in due aree principali e distinte: una collina circolare, alta 21 metri e larga circa 23 ettari, che fu abitata in modo discontinuo dal Bronzo Antico (metà III millennio a.C.) fino al Periodo Ellenistico-Romano, e una città bassa, occupata solamente nel Bronzo Medio (prima metà II millennio a.C.).
Kültepe già intratteneva stretti legami commerciali sin dal Bronzo Antico con altre regioni dell’altopiano anatolico, con la Siria e con la Mesopotamia settentrionale. Tuttavia, è agli inizi del Bronzo Medio, in concomitanza con lo sviluppo ed il progredire dei commerci paleo-assiri, che la città raggiunge il suo massimo splendore, acquisendo una chiara dimensione urbana. Infatti, sulla collina si assiste ad una profonda riorganizzazione con la costruzione di importanti edifici pubblici collegati da un’ampia piazza pavimentata in pietra. Questi comprendevano due edifici templari, connessi a edifici cultuali in pietra, un palazzo situato sulla terrazza meridionale e una serie di strutture di supporto, oltre a strutture residenziali dell’élite locale.
Contemporaneamente, alle pendici della collina, sorge la città bassa con un distretto commerciale assiro (kārum), popolato da mercanti provenienti dalla capitale Assur, nell’odierno Iraq del nord. La città bassa presenta quattro fasi architettoniche, di cui le più antiche mostrano solo tracce effimere. La fase denominata kārum II (Bronzo Medio I) è quella più ricca e documentata, poiché qui sono state rinvenute decine di migliaia di tavolette cuneiformi (circa 23.000 esemplari) negli archivi delle case dei mercanti, che testimoniano l’intensità e la natura degli scambi. Questi ultimi riguardavano principalmente metalli preziosi – oro e argento – provenienti dall’Anatolia e diretti verso l’Assiria e beni come tessuti e stagno di importazione dall’Assira e da immettere sui circuiti di scambio anatolici.
A seguito di un incendio databile alla fine del XIX secolo a.C., la città bassa viene ricostruita ed i commerci con la Mesopotamia settentrionale riprendono, sebbene su scala ridotta. Le difficoltà nell’intrattenere questi scambi commerciali sono motivate da un quadro di profondi mutamenti politici in Anatolia Centrale, scossa da continue rivalità tra città-stato, che portarono, in ultimo, a un abbandono dell’intero insediamento per tutto l’arco del Bronzo Tardo.
Emblematica traccia di quest’ultima fase è il Testo di Anitta che, nonostante la sua natura propagandistica, è un resoconto dell’espansione militare partita da zone periferiche e condotta dallo stesso Anitta per sedare le rivolte e conquistare città strategiche, come la stessa Kültepe alla fine del XVIII sec. Nonostante la città perda progressivamente di importanza economica e politica, a livello culturale la sua influenza perdurò anche nel successivo Impero Ittita, non solo a livello materiale, ma anche linguistico: l’ittita era infatti detta nešili, ovvero la “lingua di Nesha/Kanesh”.
L’insediamento si divide in due aree principali e distinte: una collina circolare, alta 21 metri e larga circa 23 ettari, che fu abitata in modo discontinuo dal Bronzo Antico (metà III millennio a.C.) fino al Periodo Ellenistico-Romano, e una città bassa, occupata solamente nel Bronzo Medio (prima metà II millennio a.C.).
Kültepe già intratteneva stretti legami commerciali sin dal Bronzo Antico con altre regioni dell’altopiano anatolico, con la Siria e con la Mesopotamia settentrionale. Tuttavia, è agli inizi del Bronzo Medio, in concomitanza con lo sviluppo ed il progredire dei commerci paleo-assiri, che la città raggiunge il suo massimo splendore, acquisendo una chiara dimensione urbana. Infatti, sulla collina si assiste ad una profonda riorganizzazione con la costruzione di importanti edifici pubblici collegati da un’ampia piazza pavimentata in pietra. Questi comprendevano due edifici templari, connessi a edifici cultuali in pietra, un palazzo situato sulla terrazza meridionale e una serie di strutture di supporto, oltre a strutture residenziali dell’élite locale.
Contemporaneamente, alle pendici della collina, sorge la città bassa con un distretto commerciale assiro (kārum), popolato da mercanti provenienti dalla capitale Assur, nell’odierno Iraq del nord. La città bassa presenta quattro fasi architettoniche, di cui le più antiche mostrano solo tracce effimere. La fase denominata kārum II (Bronzo Medio I) è quella più ricca e documentata, poiché qui sono state rinvenute decine di migliaia di tavolette cuneiformi (circa 23.000 esemplari) negli archivi delle case dei mercanti, che testimoniano l’intensità e la natura degli scambi. Questi ultimi riguardavano principalmente metalli preziosi – oro e argento – provenienti dall’Anatolia e diretti verso l’Assiria e beni come tessuti e stagno di importazione dall’Assira e da immettere sui circuiti di scambio anatolici.
A seguito di un incendio databile alla fine del XIX secolo a.C., la città bassa viene ricostruita ed i commerci con la Mesopotamia settentrionale riprendono, sebbene su scala ridotta. Le difficoltà nell’intrattenere questi scambi commerciali sono motivate da un quadro di profondi mutamenti politici in Anatolia Centrale, scossa da continue rivalità tra città-stato, che portarono, in ultimo, a un abbandono dell’intero insediamento per tutto l’arco del Bronzo Tardo.
Emblematica traccia di quest’ultima fase è il Testo di Anitta che, nonostante la sua natura propagandistica, è un resoconto dell’espansione militare partita da zone periferiche e condotta dallo stesso Anitta per sedare le rivolte e conquistare città strategiche, come la stessa Kültepe alla fine del XVIII sec. Nonostante la città perda progressivamente di importanza economica e politica, a livello culturale la sua influenza perdurò anche nel successivo Impero Ittita, non solo a livello materiale, ma anche linguistico: l’ittita era infatti detta nešili, ovvero la “lingua di Nesha/Kanesh”.